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L’Illusione del Mito

La voce del mito, la parola viva che pulsa negli anfratti dell’animo umano e che ha portato all’invenzione della mitologia. Il mito nasce come un’illusione, bisogno ingannevole, pura seduzione menzognera. Il mito racconta l’illusione altrui,  è il luogo della parola sovversiva delle storie scartate perché prive di senso. Il mito diviene qualcosa di introvabile, un oggetto misterioso dissolto nell’acque profonde della mitologia. Solo la memoria inventiva, sorella dell’oblio, potrebbe salvare, forse, la mitologia dal naufragio.

Marcel Detienne nel suo saggio L’invenzione della mitologia parla di illusione mitica, portando a riflettere sul fatto che spesso i contemporanei attribuiscono al “pensiero razionale” il progetto di abolire un’altra forma di pensiero che sarebbe il mito, inteso come racconto sacro o discorso sugli dei. In verità il mito trascina in se la parola di sovversione, ribellione, voce di rivolta, l’abbozzo di una parola nuova. Designa il cattivo racconto tradizionale, l’insegna del fittizio, dell’illusorio «che bisogna mettere al bando, escludere dal novero dei testimoni più affidabili».

Il mito è l’espressione dell’attività inconscia dell’animo umano e si struttura come linguaggio. Di questa struttura il pensiero mitico si serve per produrre un oggetto che abbia l’aspetto di un insieme di eventi, ossia un racconto.

La struttura non è una pura o semplice forma ma è il contenuto stesso,  organizzazione logica  di eventi concepiti come fatti reali. La natura psichica del mito a lungo indagata nei fatti sociali costituisce lo spirito umano nella sua universalità.

In questo progetto L’illusione del Mito abbiamo intravisto la possibilità di recuperare quella voce fuggevole per raccontare la nostra realtà culturale e ancestrale. 

Abbiamo scavato nel residuo che li mito ha depositato nel corso dei secoli e delle civiltà. Il mito lentamente si è trasformato in un’immensa discarica. Le due forze che concorrono all’indagine che possiamo fare oggi sul mito sono due processi paralleli: la performance e il rito.

La performance serve per attualizzare quelle pulsioni che si sono fatte storie, racconti, memorie di parole sovversive e sconvenienti che hanno dato origine ai temi mitici.

Il rito parallelamente mette in moto l’azione che si evolve attraverso l’intuizione sensibile, che accorcia le distanze tra l’immediato e il recuperato. Permette di elaborare codici, stabilisce correlazioni tra condizioni naturali e condizioni sociali.

Ogni performer ha scelto un mito, un racconto, una storia. Abbiamo lavorato individualmente a cercare azioni rituali aderenti alle abitudini del quotidiano, azioni che ripetiamo ogni giorno e che fanno parte della nostra ordinarietà. Questo ci ha permesso di lavorare “sull’attualizzazione” (Actualizing) proposta da Richard Schechner nel saggio La teoria della performance. Abbiamo manipolato il tempo, portando alla luce quanto il mito possa ancora lavorare nel nostro pensiero contemporaneo. 

I partecipanti al progetto: Laura Quartara, Paolo Martinenghi, Irene Giannotti, Virginia Puccianti, Flavia Cori, Caterina Moscheni, Verdiana Maria Dolce.

Data della perfomance: 21 maggio 2022, Manifattura Tabacchi, Firenze

Progetto a cura di Chiara Macinai

Associazione Culturale Perelandra 

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